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Sardegna 2019: rock fly fishing

Sardegna 2019: rock fly fishing

Premessa

A Marzo 2019 con la mia ragazza Eleonora decidiamo che quest’estate saremmo tornati al mare, visto che mancavamo da 4 anni.
L’ultima volta eravamo stati in Sardegna, al nord zona Olbia,
quindi a questo giro scegliamo finalmente di visitare il sud dell’isola, zona della quale negli anni abbiamo sentito parlare sempre molto bene.
Così prenotiamo per Luglio in zona Costa Rei, provincia di Cagliari, sponda sud-est dell’isola.
Dopo aver prenotato volo ed appartamento, realizzo che mi si presenta la seconda chance nella mia vita da pescatore a mosca, di provarci al mare da riva (la prima volta fu un paio di anni fa, all’Isola d’Elba, in cui provai le leccie e le spigole all’alba, ma collezionando solo una bella fila di cappottini).
Giro subito la notizia del mio prossimo viaggio, all’amico Carlo, un grande appassionato della pesca a streamer sia fresh che salt water e appunto della pesca a mosca in mare.
Insieme pianifichiamo attrezzature, pesci insidiabili, ed artificiali da preparare.
Essendo la mia vacanza tra fine Giugno ed inizio Luglio, escludiamo di insidiare le leccie (periodo ottimale metà Agosto), escludiamo eventuali uscite in barca (il periodo ideale per le mangianze di sugarelli,sgombri, tonni rossi è quello autunnale), e quindi ci concentriamo su eventuali cacciate a riva di aguglie o spigole, e sulla tecnica del rock fishing, più esattamente del: rock fly fishing.
Ovvero, insidiare gli stessi pesci di scoglio che gli amici dello spinning fanno con la tecnica del light rock fishing, però a mosca. Prima della partenza ho fatto le doverose ricerche sul web a riguardo, ma della pesca a mosca ai pesci di scoglio in Mar Mediterraneo o Tirreno dalla costa, ho trovato veramente poco o nulla, ed è anche per questo che ho deciso di scrivere questo articolo, in modo che possa essere d’aiuto a chi si dovesse trovare per la prima volta nella mia stessa condizione. Ho visto anche diversi video che ho trovato su YouTube a riguardo di questa tecnica, che gli spinnofili ritengono molto banale, da quel che mi sembra, ma che a mosca non è affatto così.
Anche se le esche sono piuttosto simili (testina piombata con gommina dietro, e pallina in tungsteno del 4 con squirmy dietro, differenziano solo nel peso, il concetto è poi quello), il fatto che loro possano lanciare lontano, esche da 4-6gr, e che abbiano tutto nella sensibilità del filo, fa cambiare tutto nell’affrontare gli stessi spot con una coda di topo ed una canna da mosca.

Attrezzatura

Mi porto una canna da streamer leggero trattata per il sale, la Maxia TC 9 #6 , con un mulinello sempre da mare Alfa Reel 5+ armato di una coda Cortland WF6 floating.
Come leader e tippet scelgo nylon e fluorocarbon dello 0,30-0,20-0,18 e mi preparo sia finali da pescare a streamer classico (1,5-2mt) e un finalone lungo circa 7-9mt per la pesca a filo tra gli scogli.

Artificiali

La mia scatola da mare è già provvista di clouser minnow, deceiver, gurgler, surf candy, ed imitazioni di acciughe.
Ma sempre grazie alle dritte del buon Carlo aggiungo alcuni artificiali che ancora mi mancavano:
Piccoli popper lunghi 4-5 cm da fare da actractor per le aguglie (o eventuali spigole), e soprattutto degli squirmy worms di vari colori, montati su ami da mare (misura #10, per esattezza il Partridge Sea Prince CS52) piegati con la pinza in modo da lavorare jig con meno rischio di incaglio tra gli scogli.

Dopo tutta questa lunga e doverosa premessa, passiamo al racconto vero e proprio.

Racconto

Il 29 Giugno arriva, e l’aereo parte da Verona direzione Cagliari,
nei primi giorni cominciamo a frequentare le varie calette e spiagge, e tra qualche bagnetto e pinneggiata, inizio a dedicare qualche ora con la canna da pesca a mosca armata e pronta ma noto che non si vedono cacciate, ne all’alba ne al pomeriggio/sera.
Così dopo i primi tentativi a vuoto con lo squirmy in profondità tra gli scogli, provo con un classico clouser minnow bianco/rosso ed al primo lancio di fronte ad un bello scoglio, arriva subito una bella botta in caduta, recupero, ed è una cernia! Foto di rito al primo pesce a mosca in mare da riva, e subito il rilascio.
Continuando a streamer in acque poco profonde, nonostante gli spot perfetti e bellissimi, ottengo solo alcuni brevi inseguimenti di piccolissimi pesci grossi al massimo quanto l’artificiale, quindi nei giorni seguenti decido di ricambiare approccio e di concentrarmi al meglio sul rock fly fishing, cosa che ha pagato davvero tanto.
Facendo passare lo squirmy tra le rocce in acqua bassa ad un paio di metri da riva attacco subito un ghiozzo, e pochi sassi dopo, suo fratello gemello.
Bene, la comprensione della tecnica ora c’è ed anche di che tipo di spot ho bisogno se voglio far arrivare le catture: ricercare le possibili tane e fargli passare di fronte l’artificiale muovendolo leggermente.
Nei giorni seguenti è stato un bel divertimento fino al termine della vacanza: ghiozzi, scorfani e persino un re di triglie (o pesce cardinale) sono stati tratti in inganno dai miei artificiali.
Una cosa che ho notato molto in questa breve esperienza è che scorfano e ghiozzo colonizzano zone ben precise e differenti, e si comportano diversamente anche nell’attacco:
Il ghiozzo vuole l’esca proprio all’interno della tana (o quasi),
mentre lo scorfano esce dalla tana, ghermisce l’artificiale e rientra.
Nonostante le piccole dimensioni di queste catture, il risultato tecnico è stato di grande importanza per imparare a leggere la pesca a mosca in mare dagli scogli.

Conclusione

Vi lascio con alcuni dei migliori scatti, dove sono riuscito a fotografare tutte le specie catturate e dove si vedono anche gli artificiali più utilizzati, ma anche gli spot che ho affrontato e dove ho trovato i pesci.
Alla prossima!

Matteo Lavezzini